giovedì 7 gennaio 2016





L’aldilà

racconto breve scritto per McGennaio2016

L’aldilà
1
Si può dire che tutte le monadi di Etere fossero riunite attorno alla torre spazio-temporale che svettava alta e affusolata. In realtà era un cono di luce che si spingeva in alto, e si distingueva per la sua bianchezza più accesa rispetto all’ambiente circostante.
La moltitudine che fino allora aveva scrutato pigramente l’orizzonte, indifferente all’intreccio di radiazioni che segnava la linea di demarcazione tra l’universo materiale e quello di pura luce, si rianimò allorché, nel candore siderale, spuntò improvvisamente un punto opaco di grigio che avanzava, ingrandendosi, a tutta velocità.
I commenti furono come dei cori: «Eccolo!»; «Puntualissimo!»; «Spettacolare!»
In men che non si dica il puntino divenne una massa scura e fuligginosa dai contorni sfumati, e si fermò sulla testa del pubblico, facendo cadere sugli astanti un’esile ombra, accolta con un brivido di piacere. Ma fu solo un attimo fuggevole, perché la luminosa torre spaziale si allungò fino ad andare a catturare la nube scura appena arrivata.
A questo punto, la torre di luce si ritirò verso il basso e poi fu come se si spegnesse, segno, come tutti sapevano, che era cominciato il processo di decontaminazione che avrebbe eliminato ogni residuo di materia attaccata al veicolo e ai suoi occupanti. Solo dopo questa operazione l’equipaggio e i viaggiatori si sarebbero mostrati al pubblico.
Per ingannare l’attesa alcuni giovani si misero a danzare con movenze leggiadre, seguendo una musica che vibrava dentro di loro, perché a Eteria niente esisteva al di fuori delle monadi lucenti, neanche i suoni.



2
La festa improvvisata cessò immediatamente non appena l’equipaggio e i passeggeri uscirono dal laboratorio. Rifulgevano tutti quanti di un biancore abbagliante in quel mondo di luce, e più di tutti brillavano i nuovi arrivati, quelli nati nel corso della spedizione.
L’attenzione si fece totale, quando il leggendario duce si accinse a comunicare il suo pensiero. L’aspetto preoccupato della monade suprema non lasciava presagire nulla di buono e, infatti, le sue parole-pensiero furono nel segno della sfiducia e del pessimismo.
«Andare nell’aldilà», comunicò telepaticamente, «non è piacevole come in passato». Un’affermazione categorica che generò tra le molteplici sostanze spirituali un diffuso brusio.
La guida suprema lasciò che la sua dichiarazione fosse esaminata e assimilata, e poi specificò: «Risiedere nella nera caverna dei corpi viventi era, una volta, per noi una festa, perché riuscivamo, con minimo sforzo, a controllarne gli impulsi distruttivi e a rigenerare, dentro la scorza di sangue e carne, la nostra energia vitale».
A quelle parole, una sorta di smarrimento percorse tutti gli atomi metafisici presenti sul posto, ma il capo non ebbe alcuna indulgenza e continuò inesorabile: «Ciò oggi è diventato difficilissimo. Le entità dell’aldilà di fronte a ogni diade, guerra-pace, amore-odio, spirito-materia, ragione-follia, bianco-nero…, scelgono sempre l’estremo negativo senza che la forza della nostra intelligenza riesca a dissuaderle. Per questo la nostra permanenza entro quei corpi è divenuta un martirio».
Tutti nella piazza lucente si resero conto della gravità della situazione esposta dal famoso capitano, ma nessuno seppe suggerire qualcosa.

3
Non arrivando a lui alcun commento il duce tornò a emanare il suo tonante pensiero: «Siccome non è accettabile per noi, intelligenza pura, confinarci nel buio di corpi che fanno l’esatto contrario di ciò che vorremmo, propongo di abbandonare l’aldilà al suo destino».
La proposta del capitano portò grande inquietudine dentro ogni monade, e il punto luce che li conteneva tutti, essendo ciascuna monade inestesa, si divise in tre parti. Da uno dei frammenti brillanti si staccò una luce giallognola, (pure essendo tutte bianche, per tante piccole sfumature, ogni aseità si distingueva da tutte le altre).
«Sai bene», comunicò al capitano, il rappresentante di quel gruppo «Che abbiamo bisogno del nero buio di quei corpi per rigenerare la nostra forza vitale».
«Cercheremo altri corpi ove permanere» ribattè il capitano.
«Nel frattempo molti di noi si spegneranno» obiettò la luce fievole.
«Certamente pagheremo un tributo» ammise il sommo capo. «Ma almeno potremo affermare che noi, esseri razionali, non ci lasciamo condizionare dagli enti materiali dell’aldilà».
La monade giallognola ebbe qualche lampo più luminoso ma non replicò al suo capo e si ritirò tra quelli del suo gruppo per decidere sul come votare.
Gli ingialliti erano prenotati per la prossima partenza nell’aldilà, perché avevano estrema urgenza di rigenerare la propria luce spirituale e per questo erano contrari alla proposta del capitano, che li avrebbe condannati allo spegnimento: una fine ingloriosa e atroce perché la trasformazione dal bianco in nero avveniva molto lentamente e tra continue sofferenze intellettive.
La lista dei prossimi viaggiatori conteneva pure quelli che non erano mai andati nell’aldilà, dove finalmente avrebbero avuto il corpo necessario per accoppiarsi con la monade amata. E difatti l’intervento del loro delegato fu tutto incentrato sul punto che tanto premeva loro: «Noi non possiamo rischiare di perdere la possibilità di procreare, coronando il nostro sogno d’amore».
Il glorioso capitano ebbe parole di comprensione verso la giovanile impazienza, ma si rifiutò di anteporla agli interessi generali, ignorando che in quel lontano mondo il mezzo e il fine si erano invertiti con il piacere che predominava l’intelletto. Egli non avrebbe mai permesso che fossero traditi gli obiettivi prefissati dai progenitori, quando all’inizio decisero di incarnarsi in quegli strani animali che vivevano arrampicati negli alberi del pianeta azzurro.
 «Quei buffi animali pelosi», il capitano usò proprio questi termini, compiacendosi del peso dispregiativo che avevano.
«Quei buffi animali pelosi ci hanno permesso di moltiplicarci fino a superarli di numero, perché loro muoiono e noi possiamo essere eterni a certe condizioni». Dopo una pausa, temendo che le sue parole potessero essere travisate, soggiunse: «Ma è sbagliato lasciarsi sopraffare dalla riconoscenza, perché  anche loro hanno tratto vantaggio dal connubio: ricevendo da noi scienza sufficiente a primeggiare su tutti gli esseri viventi del pianeta».

4
Il duce lucente smise di impartire la lezioncina alle monadi che non conoscevano contaminazione materiale, quando chiese di intervenire il rappresentante del gruppo più numeroso, composto da coloro che avevano avuto recentemente esperienza della vita nell’aldilà terrestre e, perciò, parlavano con cognizione di causa.
I membri di quel gruppo erano intelligenze nel loro pieno splendore e il loro giudizio sarebbe stato decisivo.
L’incaricato seppe esporre il pensiero della comunità con maestria, prima riconobbe la fondatezza del pericolo indicato dal sommo capitano, poi ne ridusse la portata ritenendo la situazione ancora recuperabile, e infine concluse proponendo un compromesso: aumentare il quoziente intellettivo degli enti corporei per aiutarli a riscattarsi dagli istinti crudeli che albergavano in loro. «Se anche quest’ultimo tentativo dovesse andare fallito», soggiunse, «saranno puniti». 
Il capitano rimase deluso da questa proposta che bloccava il suo consiglio e, per evitare che il differimento potesse perpetuarsi a tempo indefinito, volle che si stabilissero date precise.
Chiese: «E quanto dovrebbe durare questo periodo di prova?». Il tono e l’aspetto accigliato erano di disapprovazione.
Il portavoce, dopo un’occhiata d’intesa con i suoi, rispose: «Un secolo, secondo l’umano calendario». Poi, per calmare la contrarietà del capitano supremo, precisò: «Nel 2116 o l’umanità sarà cambiata o sarà annientata, facendo risucchiare l’intero pianeta da un buco nero».

5
La mozione del gruppo di maggioranza fu approvata all’unanimità da tutti i presenti, perché era politicamente saggia e metteva d’accordo tutti: i vecchi che potevano rinnovare la loro energia vitale; i giovani che potevano coronare i loro sogni d’amore; gli adulti che potevano godersi l’energia di cui erano ricchi.
E gli umani?
In quel momento stavano festeggiando l’arrivo dell’anno 2016, in barba alle minacce dei terroristi e a quant’altra nefandezza avveniva in ogni angolo del mondo. E del loro futuro non sembravano affatto preoccupati.



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