Sette racconti sul travagliato rapporto tra Homo et Deus
http://negozio.lemezzelane.eu/prodotto/homo-et-deus-cartalunedì 12 novembre 2018
giovedì 27 settembre 2018
IL TRENO DEL SUCCESSO, dramma di uno scrittore esordiente.
STORIE DEL SECOLO BREVE, quattro racconti siciliani del ‘900.
HOMO ET DEUS, storie di un rapporto travagliato tra l’umano
e il divino.
Le storie di Alberto Di Girolamo hanno come tema la Sicilia
del ‘900 oppure interrogativi filosofici che l’umanità da sempre si pone
oppure sui principali store
e nelle librerie.
venerdì 21 settembre 2018
Io non potrò essere presente a “Libro Aperto” di Firenze ma
ci saranno i miei libri (Stand k12; Le Mezzelane Casa editrice). Sfogliarli
sarà come incontrarci.
IL TRENO DEL SUCCESSO, dramma di uno scrittore esordiente.
STORIE DEL SECOLO BREVE, quattro racconti siciliani del ‘900.
HOMO ET DEUS, storie di un rapporto travagliato tra l’umano
e il divino.
venerdì 14 settembre 2018
Foemina
È opinione diffusa che le prostitute, per la mercificazione che fanno
del loro corpo, non siano capaci di provare amore profondo e delicato… Ebbene
una delle “Storie del secolo breve” dimostra che non è così.
Ecco un passo significativo:
‘Anche Lena si girò nello stesso istante e lo vide presso l’uscita.
“Se ne va!” pensò ed ebbe un tuffo al cuore, non capì più nulla e perse ogni
dignità. Con le mani grondanti acqua saponata corse a lui, gli si gettò ai
piedi, abbracciandolo alle ginocchia e disse che lo amava follemente, che era
disposta a tutto pur di stare con lui, che gli altri uomini avevano avuto solo
il suo corpo, mentre a lui avrebbe dato anche l’anima, che la mettesse pure
alla prova, che la poteva abbandonare quando si fosse stancato, che non si
doveva sentire vincolato, che poteva condurre la vita che più gli conveniva…’
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oppure sui principali store e
nelle librerie.
sabato 8 settembre 2018
Mafiosi e briganti
Tra l’essere mafioso e l’essere brigante ci sono delle differenze
sostanziali, per cui un siciliano non userebbe mai il secondo termine per
indicare un mafioso. Quest’ultimo agisce stando in seno alla società,
circondato dal rispetto e dall’autorità ottenuti dispensando populisticamente
protezione e giustizia spesso in opposizione a quelle dello Stato. Uno Stato
che il mafioso tuttavia è pronto a servire, condizionandolo, secondo il detto
‘Chi comanda fa legge, e chi vuole godere della legge deve stare con chi
comanda’. Figura tipica di mafioso può essere considerato don Calogero Vizzini
di Villalba (provincia di Caltanissetta) che nel 1943 favorì lo sbarco e
l’avanzata americana, ottenendo in cambio dall’AMGOT la nomina a sindaco di
Villalba.
Il mafioso non perde mai la calma e compie le azioni criminali
nell’ombra per non essere ‘pigliato’ dalla giustizia statale, e se ciò accade, uscire
dal processo assolto per insufficienza di prove diventa motivo di ulteriore
prestigio.
Il brigante è invece un bandito che, come tale, si nasconde in luoghi
solitari. A questa vita di fuggiasco lo ha portato un gesto di ribellione allo
Stato (esempio: renitenza alla leva) o un delitto commesso a viso aperto,
spesso per disperazione o per questioni di onore. Ne sono prova e testimonianza
i molti briganti che infestarono le campagne meridionali nel periodo post
unitario. In Sicilia possiamo citare come esempio il famoso bandito Salvatore
Giuliano, che dalla mafia fu ucciso perché con le sue azioni banditesche faceva
accorrere troppi sbirri sul territorio.
Questa distinzione tra mafiosi e briganti è da me tenuta presente nei
racconti “Storie del secolo breve”. Mafiosi sono don Vito e Salvatore Liccali del
primo racconto, mentre, nel terzo, Tano si può considerare un brigante. Dalla
lettura della storia che li riguarda si capisce meglio la differenza.
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