giovedì 27 settembre 2018


IL TRENO DEL SUCCESSO, dramma di uno scrittore esordiente.
STORIE DEL SECOLO BREVE, quattro racconti siciliani del ‘900.
HOMO ET DEUS, storie di un rapporto travagliato tra l’umano e il divino.
Le storie di Alberto Di Girolamo hanno come tema la Sicilia del ‘900 oppure interrogativi filosofici che l’umanità da sempre si pone
oppure sui principali store  e nelle librerie.

venerdì 21 settembre 2018


Io non potrò essere presente a “Libro Aperto” di Firenze ma ci saranno i miei libri (Stand k12; Le Mezzelane Casa editrice). Sfogliarli sarà come incontrarci.
IL TRENO DEL SUCCESSO, dramma di uno scrittore esordiente.
STORIE DEL SECOLO BREVE, quattro racconti siciliani del ‘900.
HOMO ET DEUS, storie di un rapporto travagliato tra l’umano e il divino.

venerdì 14 settembre 2018

Foemina


È opinione diffusa che le prostitute, per la mercificazione che fanno del loro corpo, non siano capaci di provare amore profondo e delicato… Ebbene una delle “Storie del secolo breve” dimostra che non è così.
Ecco un passo significativo:
‘Anche Lena si girò nello stesso istante e lo vide presso l’uscita. “Se ne va!” pensò ed ebbe un tuffo al cuore, non capì più nulla e perse ogni dignità. Con le mani grondanti acqua saponata corse a lui, gli si gettò ai piedi, abbracciandolo alle ginocchia e disse che lo amava follemente, che era disposta a tutto pur di stare con lui, che gli altri uomini avevano avuto solo il suo corpo, mentre a lui avrebbe dato anche l’anima, che la mettesse pure alla prova, che la poteva abbandonare quando si fosse stancato, che non si doveva sentire vincolato, che poteva condurre la vita che più gli conveniva…’

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oppure sui principali store  e nelle librerie.

sabato 8 settembre 2018


Mafiosi e briganti
Tra l’essere mafioso e l’essere brigante ci sono delle differenze sostanziali, per cui un siciliano non userebbe mai il secondo termine per indicare un mafioso. Quest’ultimo agisce stando in seno alla società, circondato dal rispetto e dall’autorità ottenuti dispensando populisticamente protezione e giustizia spesso in  opposizione a quelle dello Stato. Uno Stato che il mafioso tuttavia è pronto a servire, condizionandolo, secondo il detto ‘Chi comanda fa legge, e chi vuole godere della legge deve stare con chi comanda’. Figura tipica di mafioso può essere considerato don Calogero Vizzini di Villalba (provincia di Caltanissetta) che nel 1943 favorì lo sbarco e l’avanzata americana, ottenendo in cambio dall’AMGOT la nomina a sindaco di Villalba.
Il mafioso non perde mai la calma e compie le azioni criminali nell’ombra per non essere ‘pigliato’ dalla giustizia statale, e se ciò accade, uscire dal processo assolto per insufficienza di prove diventa motivo di ulteriore prestigio.
Il brigante è invece un bandito che, come tale, si nasconde in luoghi solitari. A questa vita di fuggiasco lo ha portato un gesto di ribellione allo Stato (esempio: renitenza alla leva) o un delitto commesso a viso aperto, spesso per disperazione o per questioni di onore. Ne sono prova e testimonianza i molti briganti che infestarono le campagne meridionali nel periodo post unitario. In Sicilia possiamo citare come esempio il famoso bandito Salvatore Giuliano, che dalla mafia fu ucciso perché con le sue azioni banditesche faceva accorrere troppi sbirri sul territorio.

Questa distinzione tra mafiosi e briganti è da me tenuta presente nei racconti “Storie del secolo breve”. Mafiosi sono don Vito e Salvatore Liccali del primo racconto, mentre, nel terzo, Tano si può considerare un brigante. Dalla lettura della storia che li riguarda si capisce meglio la differenza.

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