domenica 28 maggio 2017


IL VINO MARSALA COME MEDICINALE RICOSTITUENTE
  Per aggirare il proibizionismo imperante negli USA, il vino Marsala venne spacciato come ricostituente (cliccare su foto 2 per vederla intera). Questo positivo trend commerciale riprenderà nel secondo dopoguerra e durerà fino a quando il consumo dei superalcolici non avrà il sopravvento, alla fine degli anni Sessanta. Allora, a Marsala, molti stabilimenti vinicoli chiuderanno i battenti (anche perché, non essendo ancora un prodotto D.O.C., il nostro vino si produceva ovunque).
Tuttavia la convinzione, che un ‘marsalino’ facesse bene, persistette per molto tempo: ricordo che mio padre, quando ero ammalato, insisteva affinché bevessi un sorsetto di Marsala – Confesso che la cosa non mi dispiaceva, perché il Marsala  è un vino liquoroso-dolce (specialmente quello all’uovo o al caffè), da leccarsi i baffi.

Nelle foto: un traino carico di botti (esposto alla Florio) e un’etichetta sul Marsala/medicinale. 



Da “STORIE DEL SECOLO BREVE” di Alberto Di Girolamo
(Si trova anche su Mondadoristore e Amazon)
La produzione illegale di spirito era fiorita nel territorio marsalese nei primi anni cinquanta quando gli stabilimenti vinicoli avevano cominciato a esportare una gran quantità di vino Marsala negli Stati Uniti d’America.
L’aggiunta di alcool era necessaria per portare a diciotto gradi il vino grezzo e siccome lo spirito, disponibile sul mercato legale, costava molto a causa delle accise imposte dallo Stato, la produzione e la vendita illegale del distillato davano un ampio margine di guadagno.
Impianti artigianali di distillazione sorsero un po’ dappertutto nei casolari più sperduti delle campagne e soprattutto nelle vecchie cave di tufo.

martedì 23 maggio 2017



IL CONTRABBANDO DI ALCOOL NEL DOPOGUERRA
I militari, procedendo in punta di piedi, sbucarono in una vasta grotta al centro della quale troneggiava un bidone di rame non più alto di un uomo, ma che sembrava più imponente perché poggiava nei bordi su dei conci di tufo disposti a semicerchio. In questo focolare improvvisato bruciavano grossi ceppi di legna e le alte fiamme lambivano pure i fianchi del recipiente. Dal coperchio del fusto si dipartiva un tubo orizzontale che dopo un paio di metri, trasformato in una serpentina, spariva dentro un barile di latta (pieno di acqua per raffreddare il vapore), lo attraversava e spuntava in basso come rubinetto gocciolante dentro una damigiana di vetro (questo impianto in gergo veniva chiamato sceccu – somaro –  forse perché continuamente in attività, giorno e notte).
L’uomo, che smuoveva con una specie di fiocina i tizzoni per tenere viva la fiamma, non si rese conto della presenza degli intrusi in divisa finché questi, pistola in mano, non gridarono: «Mani in alto! Arrenditi!»

(Da “STORIE DEL SECOLO BREVE” di Alberto Di Girolamo)

venerdì 19 maggio 2017







L’antro della Sibilla a Marsala (antica Lilybeo)
Nel XIV secolo i Gesuiti costruirono appena fuori città, su capo Boeo, la chiesa (foto 1) dedicata a San Giovanni Battista, compatrono della città. La costruirono in quel punto per inglobare una grotta, scavata nella roccia sottostante, che i primi cristiani lilybetani avevano utilizzato come battistero.
La grotta si trova a m.4,80 sotto il pavimento della chiesa e vi si accede tramite gradini scolpiti nel tufo (foto 2). La scalinata porta in un ambiente circolare sormontato da una bassa cupola(foto 3) il cui lucernaio è radente al pavimento della chiesa. Al centro dello spazio circolare c’è una piccola vasca quadrata (foto 4) sempre piena d’acqua perché alimentata, attraverso una canaletta, da una sorgente che si trova in un vano laterale. La fonte è nascosta al visitatore da un altarino in pietra sul quale poggia una statua di alabastro di scuola gaginesca raffigurante S. Giovanni Battista (foto 4). Sul vano centrale circolare, si affaccia anche un secondo ambiente irregolare che presenta una parete absidata e una sorta di gradino (foto 5). Le pareti della grotta erano decorate con pitture, quasi tutte scomparse e il pavimento aveva dei mosaici del III secolo di cui rimangono poche tracce.
Probabilmente l’antro fu, in epoca romana, un ninfeo o “specus aestivus” per la sua frescura, successivamente utilizzato dai primi cristiani come fonte battesimale per la presenza della sorgente. Questa ipotesi è confermata dagli affreschi, appartenenti alla simbologia cristiana, che adornavano le pareti.
Questo è quello che dice la storia, poi ci sono le leggende.
Secondo la tradizione la grotta fu nel periodo precristiano dimora della Sibilla Cumana o Sicula, da qui il nome “Grotta della Sibilla”. Secondo questa leggenda  la Sibilla non lasciava mai la grotta e il gradino entro l’incavo orientato a ovest costituiva il suo lettuccio (foto 5). Chi chiedeva il vaticinio alla profetessa calava nel pozzo, attraverso il lucernario, delle offerte assieme alla richiesta del responso.
Un’altra leggenda vuole che Ulisse si sia dissetato alla fonte della Sibilla e che questa gli abbia predetto il futuro.
Altre remote leggende narrano che la Sibilla fosse in realtà una sposa, caduta all’interno del pozzo e lì rimasta imprigionata.
L’antica grotta è segnalata da Diodoro Siculo (90 – 27 a.C.) e poi da Gaio Giulio Solino (III SEC.). Stranamente non ne parla Cicerone che venne a Lilybeo come questore tra il 76 e il 75.
Comunque dell’uso pagano della grotta non si ha alcuna testimonianza archeologica.

NOTA PER IL VISITATORE: la chiesa rimane sempre chiusa eccetto il 24 giugno quando si festeggia la natività di San Giovanni Battista (foto 6). Per visitarla negli altri giorni dell’anno bisogna rivolgersi alla parrocchia della Chiesa Madre.

sabato 13 maggio 2017

I CARRETTI SICILIANI





Alberto Di Girolamo
DA “STORIE DEL SECOLO BREVE”
Carretto da lavoro e… da passeggio.
Sganciarono il portello posteriore sul quale era dipinta l’immagine di un cane con un osso in bocca con la scritta, ‘Crepi l’invidia’. Oltre a quest’immagine contro il malocchio, non c’erano altre figurazioni, perché si trattava di un carretto ‘povero’, fatto essenzialmente per lavorare, e le pitture dei Paladini di Francia o dei Santi o della Madonna, nelle fiancate, sarebbero state ben presto sciupate. http://www.lemezzelane.altervista.org/negozio/index.php
Si trova anche su Amazon (solo e-book)